Moglie, sottomettiti a tuo marito; marito, sii pronto a morire per tua moglie. Intervista con Costanza Miriano
Data della prima pubblicazione: 30 settembre 2023
Traduzione in polacco:
Associazione Przybądźcie Wierni: Finora due dei suoi libri sono stati tradotti in polacco: „Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura” i „Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura”, nei quali, affrontando il tema del matrimonio e della famiglia, lei sostiene con forza il mantenimento della gerarchia nel matrimonio – addirittura afferma esplicitamente che la moglie dovrebbe essere subordinata al marito anche oggi, nel XXI secolo. In quest’ultimo libro, troviamo la seguente confessione: „Ogni volta che ne ho l’opportunità, dico ai miei amici, conoscenti e talvolta anche alle donne che incrocio per strada di arrendersi, di decidere volontariamente e consapevolmente di stare ‚sotto’”. Perché lei apostola così fortemente a favore del tipo di modello matrimoniale che oggi è così indesiderato, ridicolizzato e persino combattuto in Europa e nel mondo occidentale?
Costanza Miriano: Guardi, quando mi sono sposata anche io non ho voluto che si leggesse al nostro matrimonio la lettera di San Paolo agli Efesini, perché la parola „sottomessa” mi faceva arrabbiare solo al sentirla. Poi, semplicemente, ho guardato alla realtà, perché noi cristiani, a differenza delle femministe, dei militanti dei movimenti omosessuali, di tutti coloro che hanno creduto alle narrazioni totalitarie, non siamo ideologici. Noi guardiamo al reale, e cerchiamo la Verità (che è una persona). E così, guardando la realtà è sperimentando le difficoltà dei primi tempi di matrimonio, ho visto chiaramente in me il desiderio di „migliorare” mio marito, di dirgli continuamente cosa doveva fare, e come. Ho scoperto, parlando con le amiche e con altre donne, che questa è una tentazione che ci riguarda tutte. Noi donne, che siamo dotate di numerosi „radar”, cioè della capacità di capire, intuire, indovinare gli altri, nelle relazioni di coppia abbiamo il potere, e siamo spesso tentate – almeno io – di usarlo senza rispettare l’uomo. Ho capito che se volevo essere felice nel mio matrimonio e se volevo cercare di rendere felice anche mio marito, dovevo imparare a rispettare la sua diversità da me, e smettere di cercare di cambiarlo. La sottomissione non riguarda il potere, ha a che fare con l’amore, con l’accoglienza, l’accettazione dell’altro nella sua differenza da noi, non con i ruoli sociali, con la questione di chi cucina o chi pulisce o chi decide come gestire le cose di casa. Il matrimonio è un cammino di conversione reciproca, l’obiettivo è diventare un’anima sola, in una carne sola, e serve un lavoro su di sé, ma soprattutto la grazia di Dio. Il mondo non può capire nulla di quello che ho appena detto, perché ragiona secondo il principe di questo mondo, appunto. E quindi in termini di potere. Neppure capisce cosa significhino le parole amore, conversione, grazia… per questo tanti si sono scandalizzati (mi hanno addirittura denunciata!)
Associazione Przybądźcie Wierni: Siete stati denunciati? Sembra incredibile! Può spiegarlo?
Costanza Miriano: Sì, la traduzione spagnole del mio libro ha suscitato grandi polemiche, forse perché la casa editrice che lo ha pubblicato era legata all’Arcivescovado di Granada, che è stato oggetto di grandi polemiche per alcune dichiarazioni dell’Arcivescovo, che – mi pare – aveva definito l’aborto come un atto di violenza. Così la Procura generale spagnola ha aperto un’indagine sul mio libro chiedendo di verificare se non fosse, pensa un po’, una difesa della violenza sulle donne! Non so come funzioni la giustizia in Spagna, cioè se sia stato a causa di una denuncia, o un’iniziativa dovuta della Procura. In ogni caso, ogni volta che sono di cattivo umore o che penso che sto facendo qualcosa di inutile, penso al povero giudice che è stato costretto a leggere i miei libri, e a sorbirsi tutti i racconti dei vomiti dei bambini e dei calzini spaiati, cercando tracce di reati. E’ una cosa che mi fa troppo ridere.
Associazione Przybądźcie Wierni: Questo giudice non è così povero. Leggere i vostri libri può essere utile alla sua anima. Ma tornando a quello che lei ha detto prima, cioè che tutte le donne hanno la tentazione, la tendenza a migliorare i loro mariti senza rispettare l’uomo. Ne consegue che questa tendenza è, per così dire, una proprietà della natura femminile. La Chiesa, elevando il matrimonio alla dignità di sacramento, non ha trascurato il problema della tendenza naturale delle donne alla possessività – a imporre la propria volontà o le proprie costrizioni sugli altri – e ha trovato un rimedio a questa tendenza femminile al dominio nella forma dell’ingiunzione alla moglie di sottomettersi al marito. Egli decretò che il matrimonio cattolico doveva essere modellato sull’unione sponsale di Cristo con la Chiesa, in cui la moglie, essendo un riflesso della Chiesa, doveva sottomettersi al marito, che a sua volta, a imitazione di Cristo, che era il capo della Chiesa, doveva governare la famiglia. In Polonia, fino al 1928, il voto matrimoniale ecclesiastico non era identico per l’uomo e la donna come oggi, ma anche la fidanzata davanti a Dio, alla Chiesa e al popolo riunito giurava obbedienza al marito. Ancora nel 1930, Papa Pio XI, nella sua enciclica Casti Connubii, ricordava con forza che la sottomissione della moglie al marito era un elemento costitutivo del matrimonio e considerava addirittura l’obbedienza come una delle componenti della fedeltà coniugale (*). Può commentare questo punto?
* – „Casti Connubii” (frammento): „Rassodata finalmente col vincolo di questa carità la società domestica, in essa fiorirà necessariamente quello che è chiamato da Sant’Agostino ordine dell’amore. Il quale ordine richiede da una parte la superiorità del marito sopra la moglie e i figli, e dall’altra la pronta soggezione e ubbidienza della moglie, non per forza, ma quale è raccomandata dall’Apostolo in queste parole: „Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l’uomo è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa”. Una tale soggezione però non nega né toglie la libertà che compete di pieno diritto alla donna, sia per la nobiltà della personalità umana, sia per il compito nobilissimo di sposa, di madre e di compagna; né l’obbliga ad accondiscendere a tutti i capricci dell’uomo, se poco conformi alla ragione stessa o alla dignità della sposa; né vuole infine che la moglie sia equiparata alle persone che nel diritto si chiamano minorenni, alle quali per mancanza della maturità di giudizio o per inesperienza delle cose umane non si suole concedere il libero esercizio dei loro diritti; ma vieta quella licenza esagerata che non cura il bene della famiglia, vieta che nel corpo di questa famiglia sia separato il cuore dal capo, con danno sommo del corpo intiero e con pericolo prossimo di rovina. Se l’uomo infatti è il capo, la donna è il cuore; e come l’uno tiene il primato del governo, così l’altra può e deve attribuirsi come suo proprio il primato dell’amore. Quanto poi al grado ed al modo di questa soggezione della moglie al marito, essa può essere diversa secondo la varietà delle persone, dei luoghi e dei tempi; anzi, se l’uomo viene meno al suo dovere, appartiene alla moglie supplirvi nella direzione della famiglia. Ma in nessun tempo e luogo è lecito sovvertire o ledere la struttura essenziale della famiglia stessa e la sua legge da Dio fermamente stabilita. Dell’osservanza di questo ordine tra marito e moglie così parlò già con molta sapienza il predecessore Nostro Leone XIII di f. m. nell’Enciclica, che abbiamo ricordato, del matrimonio cristiano: „Il marito è il principe della famiglia e il capo della moglie la quale pertanto, perché è carne della carne di lui ed ossa delle sue ossa, non dev’essere soggetta ed obbediente al marito a guisa di ancella, bensì di compagna; cioè in tal modo che la soggezione che ella rende a lui non sia disgiunta dal decoro né dalla dignità. In lui poi che governa ed in lei che ubbidisce, rendendo entrambi l’immagine l’uno di Cristo, l’altro della Chiesa, sia la carità divina la perpetua moderatrice dei loro doveri”. Queste sono dunque le virtù che vanno comprese nel bene della fede: unità, castità, carità, nobile e dignitosa ubbidienza; le quali riescono poi altrettanti vantaggi dei coniugi e del loro coniugio, in quanto, assicurano o promuovono la pace, la dignità e la felicità del matrimonio. Non fa quindi meraviglia che questa fede sia stata sempre annoverata tra i benefìci insigni e proprî del matrimonio.”
Costanza Miriano: Non conoscevo questa particolarità del voto matrimoniale ecclesiastico in Polonia, e la trovo molto interessante e bella! Però vorrei chiarire una cosa, che non è solo un particolare, ma l’essenza. Cristo è, sì, il capo della Chiesa, ma per il Vangelo regnare è servire. Cristo proprio perché è il capo è morto in croce. Il suo regnare è essere servo fino al massimo sacrificio. Lui avrebbe potuto non farsi prendere né processare, avrebbe potuto scendere dalla croce in qualsiasi istante, e invece ha incarnato il Servo di Yahvé, cioè l’innocente che si carica del male degli altri. Anche questo è chiesto ai mariti. Per questo Paolo chiede ai mariti di essere pronti a morire per le loro mogli. E’ un reciproco morire a sé stessi, per l’altro, il matrimonio cristiano. la moglie deve cercare di morire alla sua volontà di controllo, il marito deve morire al suo egoismo, al suo amore per la comodità. Il mondo si è scandalizzato per i miei libri perché interpreta tutto in modo molto umano, in chiave di rapporti di potere. Invece per noi cristiani il matrimonio è via di santificazione!
Associazione Przybądźcie Wierni: Da quello che dici, sembra che sia la moglie che il marito debbano morire in alcune aree del loro „io” – la donna nell’area del voler controllare tutto e l’uomo nell’area dell’amor di sé. Quindi devono, per così dire, „rinnegare se stessi” (cfr. Mc 8,34) per formare un buon matrimonio cattolico. Non è forse questo un incoraggiamento all’eroismo per entrambi, soprattutto oggi che il mondo propone agli uomini e alle donne l’auto-realizzazione, l’auto-adorazione e recentemente anche l’„auto- definizione”?
Costanza Miriano: Sicuramente è come dici tu, il matrimonio cristiano è un morire a se stessi, ma d’altra parte ciò è quello che è chiesto a ogni cristiano che voglia seguire il Vangelo. Diciamo che oggi questa richiesta suona più stridente alle orecchie contemporanee perché fino a qualche decennio fa la società borghese costituiva una sorta di esoscheletro che ci insegnava a contenere, a educare il desiderio. L’imperativo non era assolutamente “cerca te stesso” e “realizza tutti i tuoi desideri” come oggi. Quindi era più naturale accettare certi sacrifici che la vita di una famiglia richiede. Non so neanche dire se fosse meglio o peggio: non è un bene scegliere certe cose perché la società ti obbliga. Molto meglio abbracciarle perché si è capito che portano all’incontro con Dio e alla piena felicità. Però, certo, il risultato è che oggi è sempre più difficile trovare chi intraprenda nella libertà questa strada. In Italia i matrimoni, soprattutto, cristiani calano drasticamente ogni anno.
Associazione Przybądźcie Wierni: Ma non è forse pericoloso adottare certi modelli di comportamento e di vita sulla base di una nostra scelta – una scelta soggettiva fatta sulla base del discernimento della nostra ragione e della nostra coscienza e di fatto sulla base dell’accettazione di una proposta ben confezionata di questo mondo? Sembra che oggi la ragione dell’uomo moderno sia stata degradata (**) e la coscienza depravata (***). Non è forse spiritualmente più sicuro rinunciare a questa libertà e tornare anche sotto questo aspetto (accettazione di uno stile di vita) all’obbedienza – obbedienza all’insegnamento secolare della Chiesa sulla morale, sulla dottrina del matrimonio, sulla castità, sull’amore, sul sacrificio della propria volontà?
** – tra l’altro, attraverso un sistema educativo statale forzato, costruito come se Dio non esistesse affatto, abituando le società ad accettare assurde soluzioni legali, sociali, culturali e sanitarie.
*** – ad esempio abituando le masse ad accettare l’uccisione di innocenti e indifesi.
Costanza Miriano: Io credo che sia pericolosissimo fare delle scelte basandoci solo su noi stessi, perché l’uomo da solo non è capace di un amore totale e che sia per sempre, capace di affrontare le difficoltà esterne, gli elementi oggettivi e anche quelli soggettivi, cioè i cambiamenti del cuore. Lo dice il Vangelo: Gesù stesso dice che non dobbiamo chiamarlo buono, perché solo Dio lo è. Il senso del sacramento del matrimonio è proprio quello di chiedere a Dio la grazia di amare, implorare che ci renda capaci di amare come ama Cristo, cioè con un amore a forma di croce, non sempre corrisposto, non sempre corrispondente alle nostre aspettative. Due sposi infatti devono essere capaci di perdonarsi, perdonarsi tanto, reciprocamente, per non essere sempre del tutto come l’altro si aspetta. D’altra parte ciò non significa sacrificare la propria volontà, ma decidere di farla aderire a quella di Dio. Non significa castrarsi, rinunciare, avere un di meno. Significa un di più, significa fiorire, significa essere fecondi e capaci di qualcosa di eterno.
Associazione Przybądźcie Wierni: Quello che lei dice è un meraviglioso ideale di vita immersa nella realtà di Dio, ma il mondo sta sempre più fuggendo da Dio, rifiutando la prospettiva dell’eternità – inoltre, la Chiesa cattolica purtroppo segue sempre più questo mondo. Sia in Italia che in Polonia, il numero dei matrimoni è in calo, il numero dei divorzi è in aumento, ma anche il numero delle sentenze di invalidità dei matrimoni sacramentali da parte dei tribunali ecclesiastici cresce molto rapidamente di anno in anno in Polonia. Secondo lei, come è possibile oggi convincere l’uomo moderno, sazio e soddisfatto di sé (anche quello che „va in chiesa la domenica”) a fare qualche rinuncia – soprattutto alla luce dell’attuale confusione dottrinale e morale nella Chiesa, quando l’insegnamento sulla necessità di prendere la croce da parte dei fedeli viene ascoltato sempre meno, quando anche il carattere sacrificale della Messa viene sottolineato sempre meno?
Costanza Miriano: Mi addolora leggere queste parole, anche se in piccola parte mi consola: noi italiani guardiamo a voi polacchi con grande stima, per la vostra serietà nella fede, per cui vedere che anche da voi il vento della crisi soffia mi fa sentire meno sola… Beh, la vostra è una domanda da mille miliardi, anzi è qualcosa per cui vale la pena di dare la vita: sappiamo che ci sono tanti fratelli maggiori nella fede che sono morti per testimoniare che Dio davvero salva. Che non vuol dire solo che salva nell’eternità, ma che salva la vita già da adesso, qui sulla terra. Che la rende più bella, più lieve, più feconda, più lieta. Che rende possibile anzi bello portare il giogo, quello che tocca a tutti, sposati e non. Come fare a testimoniarlo? Io direi vivendolo, e cercando di raccontarlo agli amici, e poi inventando modi nuovi. Io ho provato scrivendo libri, e vado in giro da dieci anni nelle parrocchie di tutta Italia, credo di avere superato le cinquecento, ormai; ma sicuramente si possono inventare tante strade nuove. Di sicuro bisogna andare nel mondo, a cercare la gente casa per casa. Ma senza annacquare la verità: senza Cristo non siamo capaci di essere buoni, di amare, di essere felici.
Associazione Przybądźcie Wierni: Grazie mille per le sue gentili parole sulla Polonia. Tuttavia, guardando il declino della fede (e della morale) in molti giovani polacchi, temiamo per il futuro. Per questo abbiamo fondato la nostra associazione per contribuire almeno un po’ a rafforzare la trasmissione della fede alle nuove generazioni. E cerchiamo di modi, di ispirazioni… Potrebbe parlarci un po’ di più di questo grande lavoro, della lotta spirituale che ha preso e che sta portando avanti . Due aspetti possono essere di particolare interesse per noi: Come riesce a conciliare la sua vita familiare, i suoi doveri di moglie e madre, il suo lavoro di giornalista con i tanti viaggi in parrocchie (che possiamo calcolare con una frequenza di circa una volta alla settimana!)? E il Signore Gesù ha confermato in qualche modo, in questi anni di lavoro, che la sua testimonianza e il suo esempio di vita portano a un cambiamento nello stile di vita di persone concrete?
Costanza Miriano: Per quanto riguarda i viaggi, cerco di prendere l’ultimo treno o aereo possibile per arrivare nella città di destinazione un minuto prima (a volte anche dopo!) del mio incontro. E se proprio mi tocca dormire fuori casa (a volte torno guidando di notte, se la città dista meno di tre ore di auto) la mattina dopo prendo il primo mezzo possibile, spesso svegliandomi in piena notte, in modo da essere al lavoro in tempo. Diciamo che ciò a cui rinuncio è il tempo per me stessa, non a quello per marito e figli. Mio marito mi appoggia, anche perché il figli ormai sono grandi (due ultraventenni, uno dei quali vive fuori casa) e se manco una sera sono contenti (possono mangiare sul divano, lasciare le cose in disordine, stare al cellulare senza nessuno che rompa le scatole!). Credo molto in questo lavoro di apostolato, e spero che sia utile. Certo, c’è forse anche una parte di soddisfazione personale, ma io credo seriamente che confrontarsi con una moglie e mamma che testimonia una vita normale, con fatiche e gioie, che prende senso dalla fede, sia una cosa proprio preziosa per chi viene. Dopo l’incontro rimango a lungo ad ascoltare le persone, e tante mi dicono che si riconoscono nella mia storia, nelle dinamiche con il marito, tanti dicono che non si sente più parlare di differenza tra maschile e femminile e che traggono tanti spunti utili. Qualcuno si sposa dopo avere letto, qualcuno decide di rimanere con lo sposo, qualcuno fa un figlio in più (c’è qualche piccola Costanza in giro per l’Italia). E poi il Monastero Wi-Fi, che doveva essere un incontro tra una decina di amiche… ci siamo ritrovati in 3500, tanto che abbiamo chiesto ospitalità nella basilica di San Pietro (e tutti vanno per prima cosa a salutare la tomba si San Giovanni Paolo II!)
Associazione Przybądźcie Wierni: Siamo molto colpiti dalla testimonianza della sua vita – se ci permette, riprenderemo tra poco questo filo della nostra conversazione. Per il momento, però, vorremmo chiederle del Monastero Wi-Fi di cui ha parlato: dalla lettura del sito web (https://www.monasterowi-fi.it), sembra che sia nato abbastanza di recente e che sia un’iniziativa assolutamente straordinaria. Potrebbe dire qualche parola su Monastero Wi-Fi in particolare nel contesto della sua partecipazione a questa iniziativa?
Costanza Miriano: Dunque, le cose sono andate così. Girando per molti anni l’Italia, di parrocchia in parrocchia, ho intrecciato tante amicizie e raccolto tanti sfoghi sul tema della solitudine nella vita spirituale (e non solo). Nell’estate del 2018 quattro amiche vennero a trovarmi al mare, dove mi trovavo ospite di una quinta amica che mi aveva prestato la casa (solo fra cristiani succedono queste cose bellissime!) e avevano espresso il desiderio di passare una giornata insieme pregando e ascoltando qualche catechesi visto che non sempre nelle loro città trovavano tante possibilità, e poi tutte stavano cercando di vivere secondo il piano di vita che avevo tratteggiato del mio „Manuale di imperfezione spirituale”, il libro dal titolo „Si salvi chi vuole”. Avevo raccontato come si può vivere una vita seria dal punto di vista spirituale anche avendo tanti impegni, come li abbiamo tutti noi laici che cerchiamo di vivere da cristiani nel mondo. I pilastri di questa vita, avevo scritto, sono ascolto della Parola di Dio, preghiera, confessione, eucaristia e digiuno. Decidemmo di vederci per una giornata a Roma tra amici, con preghiera, rosario, una messa e una bella catechesi. Mentre organizzavo ho pensato di scriverlo sul blog, per raggiungere, credevo, almeno una dozzina di iscritti. Si sono iscritte oltre duemila persone. Mano a mano che i partecipanti aumentavano, cercavo spazi sempre più grandi, per accogliere tutti, e così alla fine siamo approdati a san Giovanni in Laterano, poi a san Paolo e infine a San Pietro. Il prossimo 14 ottobre il tema dell’incontro sarà l’eucaristia, e verranno a predicare sacerdoti di diversi movimenti e ordini religiosi. La mia partecipazione, a parte un breve saluto, è solo organizzativa: sono io che faccio il programma, e con le mie amiche organizziamo in modo da aiutare più persone possibile a seguire un cammino spirituale serio, nell’amore e nell’adesione alla Chiesa, senza la quale non possiamo salvarci!
Associazione Przybądźcie Wierni: Quindi anche il Monastero Wi-Fi è il vostro lavoro! Siamo molto colpiti dal grande lavoro apostolico che state svolgendo nonostante le vostre responsabilità familiari e professionali. Vediamo in questo una grande forza d’animo. Nel suo libro „Sposarsi…” parla di suo nonno colonnello, che per lei è un modello di coerenza. Ma la coerenza e la testardaggine da sole non avrebbero probabilmente portato frutti così belli nel suo lavoro apostolico, senza la grazia e la guida di Dio. C’è stato forse un momento particolare nella vostra vita – un momento di lettura della chiamata di Dio all’azione (perché presumiamo che il vostro apostolato non sia solo l’effetto di una buona formazione spirituale)?
Costanza Miriano: Beh, sì, non è un lavoro a tempo pieno, però un po’ di impegno lo richiede, anche perché oltre al grande appuntamento annuale a Roma, quello che noi chiamiamo il Capitolo generale, c’è da tenere i rapporti con la rete di piccole realtà locali che stanno nascendo. Ormai in oltre venti città italiane ci sono gruppi di preghiera. Però c’è da dire che siamo un gruppo a gestire il tutto: siamo sette amiche, ma soprattutto una, Monica, tiene le redini di tutto, dal punto di vista organizzativo. Non ci sono leader, non ci sono capi, è un vero lavoro di squadra, o meglio comunitario, per usare un termine più confacente alla vita spirituale. Siamo tutte donne, noi che organizziamo, e mi piace pensare che cerchiamo di portare a frutto il munus mariano, che è diverso da quello petrino. Noi siamo quelle che seguono Gesù, e cerchiamo di prenderci cura della folla che, a volte è proprio evidente, è composta di tante „pecore senza pastore”. Noi non siamo i pastori, siamo quelle che radunano le pecore e le conducono al pastore, perché poi la gente che viene, viene ad ascoltare i sacerdoti, mica me! Per venire alla seconda parte della domanda, per quanto mi riguarda non ho avuto una conversione eclatante, ma ho visto come la mia vita prendeva forma e portava frutto mano a mano che dicevo dei sì al Signore (in mezzo ai tanti no). Ogni volta che diciamo sì a Lui, lui ci conduce a portare molto frutto, e di solito dove non pensavamo. Quando diciamo no, invece, lui ha pazienza, aspetta e ci riprova più tardi. Per esempio, io ho cominciato a scrivere non perché ne sentissi l’esigenza, ma perché me lo ha proposto una persona che lavorava per una casa editrice; io da tanto pregavo per poter trovare un luogo dove il mio lavoro portasse frutti buoni, e continuavo a chiedere di essere trasferita, ma il Signore aveva altri piani. Un altro esempio: quando in Italia abbiamo organizzato il Family Day contro le unioni civili, io non pensavo di essere coinvolta attivamente, avevo solo dato una mano per far incontrare dei miei amici, e alla fine mi sono trovata sul palco davanti a un milione di persone. Insomma, bisogna dire sì al Signore. Poi lui qualcuno lo mette in prima fila, con qualcun altro compie altre opere, ma sempre grandi, se siamo disponibili.
Associazione Przybądźcie Wierni: Dobbiamo quindi lasciare andare le nostre ambizioni, diventare umili e affidarci alla volontà di Dio – questo è molto difficile per l’uomo moderno, ma guardando il vostro esempio di vita – vediamo che è possibile! In questo contesto spirituale – e tornando al tema della conciliazione della vita coniugale, familiare e professionale con l’apostolato – chiediamo una parola di incoraggiamento e di consolazione (e forse anche un consiglio) per le mogli e le madri cattoliche in Polonia che cercano di conciliare la vita familiare con quella professionale e che spesso si accorgono, a distanza di anni, che al giorno d’oggi è impossibile svolgere il ruolo di moglie, educare bene alcuni figli e allo stesso tempo – pur lavorando a tempo pieno – essere un buon lavoratore.
Costanza Miriano: Grazie per questa osservazione, è coraggiosa, perché l’imperativo del pensiero unico ci vuole convincere che possiamo fare tutto, che il lavoro è una conquista, e che invece vivere dedicandosi alla cura delle persone care è un po’ una fregatura; ci vogliono dire che si può fare tutto bene, e che si può essere ottime madri facendo carriera. Io credo che essere buone madri richieda delle rinunce sul piano della carriera, nel periodo dei bambini piccoli. Però la parola di speranza è questa: i figli crescono, e se si è rimasti nel mondo del lavoro tenendo acceso il cervello, poi arriva il momento in cui si può aumentare il proprio impegno, e cercare di fare qualcosa di buono, costruire il regno dei cieli anche fuori dalla nostra famiglia. Certo, la vita dei genitori lavoratori – soprattutto se si lavora in due – è molto faticosa, e purtroppo è spesso necessario lavorare in due nel sistema economico occidentale. Per questo è importantissimo tenere al centro del cuore il Signore, che porta con noi il giogo, lo rende soave, cioè leggero, e dà il senso a tutto. E’ fondamentale, per questo, trovare anche nelle nostre vite confusionarie e sovraccariche, dei momenti di preghiera da difendere con le unghie e coi denti da tutti gli attacchi degli impegni della vita pratica. Un altro piccolo consiglio: ricordare che la coppia ha bisogno di essere nutrita, curata dai due coniugi, e ha anche bisogno di una compagnia di altre coppie e famiglie. Non ce la possiamo fare da soli, dobbiamo creare piccole comunità di famiglie per farci compagnia nei momenti di difficoltà, per consolarci nel vedere che facciamo tutti la stessa fatica, e che tanti problemi possono essere condivisi.
Associazione Przybądźcie Wierni: La ringraziamo molto per la sua indicazione e i suoi consigli: cercheremo di farne uso e di promuoverli il più possibile. Grazie mille per averci parlato e per averci dedicato del tempo. Auguriamo a lei e alla sua famiglia ogni bene – che Dio la guidi e le conceda gioia anche nel suo lavoro apostolico per il matrimonio e la famiglia!
Costanza Miriano è sposata e madre di quattro figli.
Laureata in letteratura greca e latina, lavora attualmente come giornalista per la Rai. Scrive anche per giornali come freelance sui temi della famiglia, ‘educazione, delle relazioni amorose e collabora con il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il suo blog ha avuto più di tre milioni di contatti in due anni.
Ha scritto i libri ”Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura” e ”„Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura”, che hanno venduto circa 70.000 copie in Italia e sono stati tradotti in diverse lingue: spagnolo, francese, portoghese, polacco e sloveno. ”Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura” è una raccolta di lettere indirizzate ad amici, per lo più donne, sulle differenze tra uomini e donne, sul fidanzamento, sul matrimonio, sulla vita familiare, sull’apertura alla vita, sull’avere figli, sull’educare i figli, sul vivere il sesso come un dono di Dio.
Scritte con arguzia spavalda, le lettere possono essere percepite come divertenti (in alcune librerie i libri finiscono nella sezione umorismo), ma il loro contenuto è molto serio: si tratta in realtà del pensiero della Chiesa. Il titolo del libro è ispirato alla lettera di San Paolo agli Efesini.
San Paolo insegna che le donne devono sforzarsi di essere sottomesse. Credo che questo significhi che devono essere aperte, calorose e pazienti. Non si tratta di un atteggiamento di debolezza, ma al contrario, poiché le donne sono forti e stabili, amichevoli e facili da sposare, sono in grado di stringere buoni rapporti con le persone. Le donne profondamente legate alla loro natura sono veramente felici e possono dare vita a una nuova vita, sia biologica che spirituale.
„Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura” è una riflessione divertente sulle differenze tra uomini e donne, sulle diverse lingue che parlano, sui diversi modi di pensare (gli uomini fanno solo una cosa alla volta, le donne tante!). Mentre le donne tendono a prendere il controllo della relazione (cosa su cui devono lavorare), gli uomini tendono a essere egoisti, a sonnecchiare sul divano e a non prestare attenzione a ciò che le donne dicono.
Una donna dovrebbe essere uno specchio per il suo uomo, dovrebbe dargli una bella immagine di sé, incoraggiarlo e mostrargli tutto il bene che può fare, in modo che possa trovare la forza di dedicare la sua vita a lei e ai figli.
Poiché gli uomini di solito non amano ricevere consigli, soprattutto dalle loro mogli, alla fine di ogni capitolo la lettrice troverà una sorta di regalo che potrà fare al suo uomo affinché comprenda il messaggio del capitolo: essere un vero uomo, essere autorevole, essere un buon padre, essere coraggioso.
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